OLD EAGLES ep.2

Via i tacchi su le scarpe per giocare a basket.

Dopo anni passati sulle gradinate a guardare allenamenti e partite, finalmente stasera sul campo da gioco ci sono anch’io. Nel pomeriggio un’oretta di pre-allenamento condotto dal giovane esordiente con un condensato di consigli e regole ed eccomi lì. Sembro una bambina in un negozio di caramelle. Dalle voci di corridoio pare che la maggior parte degli atleti serali sia alle prime armi e con muscoli un po’ arrugginiti. Come me tuttosommato. Naturalmente dai primi tiri capisco che è tutto un simpatico bluff. C’è molta più esperienza e molto più gioco di quel che mi aspettassi. Pare che tutti abbiano una seconda vita da eroi del cesto da basket. Così d’un tratto mi sento come il bambino che con la palla a spicchi ha poca dimestichezza ma si allena con la squadra. Lo vedi, no? Corre a perdifiato, guarda qui e là cercando il gioco e aspettando che qualcuno gli passi la palla. Non si butta nella partita perché gli altri sono più forti, eppure c’è. E poi l’ha visto fare migliaia di volte. Nella sua testa sa che si fa così. Eppure se avesse una piccola occasione… Che tenerezza!

Però forte 'sta squadra. Era lì che fremeva da un po'. E' bastato un "La" e ora sprigiona energia. Forte vedere che si può. Forte il sorriso, la competizione, la voglia di "avere la squadra forte". Ci sta l'arrabbiatura per chi si è trovato una crosta come me in squadra e non ha realizzato più di quattro punti. Mi porto a casa quella sensazione di buono e la racconto a chiunque incontro e un punto di vista diverso da quello vissuto fino ad oggi.
Riparto dal campo, dalla panchina e dalla squadra: per un attimo non ho davanti gli Old Eagles, ma le nuove leve. E capisco perché gli appuntamenti con il basket sono momenti attesissimi.
Per stasera, però, alzo i tacchi (da scarpa da ginnastica) e in silenzio vado.
E' tardi e di figure ne ho collezionate in abbondanza...